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martedì 25 gennaio 2011

Vescovi, cerchi, botti e doppie file

Ora, non è che si vuol sempre far le pulci ai sacerdoti né impedir loro di parlare - basta però non si dica, com’è successo, che qui in Italia i cattolici sono «discriminati» per le loro opinioni, ché invece la loro influenza sulle decisioni governative è fin troppo smaccata. In ogni caso, adesso se ne esce Bagnasco a dir la sua sul caso Ruby. E insomma, ognuno la può pensare come vuole, e peraltro è anche comprensibile che il cardinale rimarchi il «disagio morale» del Paese. Nel senso che, così facendo, rimanda a temi in qualche modo connessi con quelli su cui “lavora” la Chiesa, tipo la concupiscenza, la promiscuità sessuale, il rapporto fra carnalità e sentimento, persino i sempre tanto decantati rapporti e vincoli matrimoniali, visto che il premier è formalmente ancora sposato (senza contare che, per la Chiesa, non dovrebbero essere considerate valide nemmeno le seconde nozze con Veronica, ma tant’è). Come dire: la morale privata che però, visto che la vicenda coinvolge il capo del governo, diventa anche etica pubblica.
E però, scusate, che cosa c’entra - nella veste di capo dei vescovi - criticare «l’ingente mole di strumenti d’inchiesta»? Cos’è, Bagnasco ora fa il giudiziarista?

L’impressione, dunque, è che la Conferenza Episcopale abbia in qualche modo “dovuto” intervenire sulla vicenda Ruby-Berlusconi, anche per dar voce alle perplessità di molti cattolici e persino di alcuni porporati, e però – al di là dei titoloni dei quotidiani – l'abbia fatto senza troppa convinzione. D’altro canto, non ha perso occasione per ribadire che, allo stato attuale, il cavallo su cui punta è ancora proprio Berlusconi. Che, se passerà la buriana, non mancherà di sdebitarsi, come d’altronde ha sempre fatto in questi anni.

A questo punto, comunque, ci si attende una dura presa di posizione di Bagnasco anche contro le auto in doppia fila, che qui a Milano è problema molto sentito e smuove le coscienze – nel senso che volano sacramenti.

martedì 18 gennaio 2011

La nannina di Silvio

Sulla vicenda bunga bunga ecco allora qui e qui un paio di riflessioni che, per quel che conta, sottoscrivo in pieno. 
Ma insomma, anche al di là dell’inchiesta penale - che se ne è letto e se ne leggerà i pacchi - quello che impressiona davvero è l'aspetto umano, e per favore togliete il sorrisino dalla faccia. Nel senso, come Berlusconi s'è ridotto. E cioè, c’è questa Ruby che rilascia l’intervista e parla di lui, in sostanza raccontando che «all'aspetto può sembrare felice, c'ha tutti quei soldi, c'ha tutta quella carriera, tutto quello che tocca diventa oro», e poi però «è un uomo solo e infelice», e non è per dire, ma - tanto per ribadire - Ruby Rubacuori (sic) sta parlando del presidente del Consiglio. 
E poi adesso è venuta fuori quell’altra, si chiama Evelina Manna, anch’essa attricetta o soubrette o non so che cosa, e rilascia l’intervista a Oggi e si rivende la sua fettina di Berlusconi intimo. Ed ecco che con lui, con il capo del governo, ha dormito «a seggiolina, stretti stretti», lui la chiama «la nannina» e però lui va a letto «con una mentina, una caramella Iodosan», perché «gli piace essere profumato», e poi a lei però «non interessa niente di quello che lui può fare a livello di puro intrattenimento», no, perché a lei «interessa il cuore». E poi rivela che era arrabbiata per alcune registrazioni «piccanti, direi spinte» che coinvolgevano Silvietto suo, e allora lui le fece telefonare «da Bubu, il nipotino Alessandro, il figlio di Barbara. Come fai a non far pace con uno così?».

Così parlano di lui. Così s’è ridotto l'uomo che, da qualunque parte la si veda, ha dominato la scena politica italiana negli ultimi sedici anni. In qualche modo vittima della rappresentazione del mondo che lui stesso - nel senso delle sue tivù - ha creato e diffuso, e drivein e veline e tetteeculi e l'immagine-prima-di-tutto e emiliofede e via dicendo (non che nel resto del mondo sia così diverso, ma insomma, in Italia c'ha pensato lui). Come dire, è il biscione che si morde la coda.

Qui va a finire che s’ingaggia da solo per l’Isola dei Famosi. Dice: ma no, che l'Isola è Rai, mica Mediaset. Ecco, qui poi si entra in un altro discorso. Meglio fermarsi.