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martedì 8 febbraio 2011

Pannella, stai Bonino / parte 2

Sulla faccenda del dialogo-trattativa-o-come-diavolo-la-vogliono-chiamare fra Berlusconi e i Radicali si era già scritto qui, e vale anche per quanto emerso negli ultimi giorni. Adesso poi c'è pure la Bonino, che finalmente si permette di dirne qualcuna a Pannella.

E poi certo, per uno che - perlomeno dal punto di vista dell'approccio politico - si è sempre sentito parecchio vicino ai Radicali, fa anche un po' specie. E però c'è caso che questo malcelato crollo generale da fine epoca possa spazzare via anche il Papa laico, il Giacinto detto Marco. Che tante battaglie encomiabili ha condotto - e anche vinto - in passato, mentre ora somiglia sempre di più ai tromboni che per una vita ha cercato di contrastare.

La piena si porterà via sia Berlusconi sia Pannella? Sarebbe paradossale, ma non così sorprendente.

sabato 20 novembre 2010

Pannella, e stai Bonino

Nel senso, si sa che per i Radicali non è importante tanto scegliere fra «destra e sinistra di regime», quanto agire senza preconcetti e sulla base degli obiettivi da raggiungere – ed è vero, è logica che in passato ha permesso conquiste importanti soprattutto per quanto riguarda i diritti della persona. Ma veleggiare con nonchalance da una parte all'altra produce comunque una sensazione sgradevole.  Certo è che questo ventilato appoggio a un governo imbarazzante e boccheggiante è difficile da comprendere anche per chi  all’approccio radicale si è sempre sentito vicino  – magari non sempre condividendo nel merito, e anche con una crescente insofferenza iconoclasta verso il Pannella-Papa. Il quale, però, precisa che non c'è alcuna trattativa in atto, solo ricerca di dialogo.
Resta il fatto che c'è anche chi, fra i Radicali, dichiara che in cambio di una riforma della giustizia degna di questo nome e poi di una riforma elettorale, loro potrebbero anche contribuire a tenere in pista l’armata Berlusconi. A parte che insomma, cosa fai, ti fidi sulla parola? Ma comunque, eventualmente, in cambio di una promessa – e chissà poi se Radicali e leghisti, che sono poi quelli che decidono cosa si può fare e cosa no, sono  così d’accordo su come cambiare il sistema giudiziario e di voto – in cambio di questa promessa,  dicevamo, manterrebbero in vita un governo che:

1) s’inginocchia davanti a qualunque richiesta clericale, impippandosene della laicità dello Stato e anzi cercando di diffonderne una concezione ipocritamente bigotta, perlomeno a livello di decisioni politiche – sulle vicende personali meglio stendere il velo.
2) non vuole in alcun modo riconoscere i diritti di persone e famiglie che non si trovano in linea con lo schema cattolico, né ha la minima intenzione di riconoscere il diritto al testamento biologico (ma questa è in effetti un’ulteriore precisazione del punto 1).
3) è amico fraterno di Gheddafi e di Putin.
4) mantiene le carceri in una condizione medievale – e anzi  i carcerati non si lamentino, che tanto se sono in gabbia è colpa loro, e chissenesbatte dei diritti umani.
5) invoca il garantismo soltanto per i potenti, e quando invece si tratta di  poveri cristi si gira dall’altra parte.

E questo solo per restare su alcune specifiche questioni che i Radicali han dimostrato - giustamente - di ritenere importanti, ché d’argomenti di questo genere ce ne sarebbero i pacchi. Che poi, fai l'occhiolino a questa destra - anche se poi neghi - certo deludendo moltissimi di quelli che ti hanno votato – non tanti, per la verità, e comunque me compreso. E d’altra parte cercando risposte da chi considera le tue idee come il peggio del peggio, e ti evita manco fossi sterco del diavolo.
No dài, Giacinto Pannella detto Marco. Così non si può.

Poi c'è chi sostiene che sia solo provocazione.  Si vedrà. In ogni caso, una provocazione un po' così - come dire? - un po' del cazzo.

UPDATE: Castaldi riassume perfettamente in due righe tutta la vicenda.

mercoledì 10 novembre 2010

Esempi Radicali (liberi)

Ma allora si può. Ci si può ancora scontrare, eppur ragionando di politica. Si può persino – pensa te – fare opposizione a questo fallimentare governo senza travestirsi da moralisti e spiare le mutande di Berlusconi, che sinceramente repelle parecchio, o d’altra parte senza sproloquiare di rottamatori e future convergenze, che uno nemmeno capisce di che cosa si parla. Si possono  sollevare problemi, denunciare aberrazioni e magari indicare soluzioni. E il fatto è che, poi, si raccolgono pure i frutti, di così strano – per l’Italia - approccio politico. Cioè, uno segue campagne giornalistiche pornosoft e subisce le grida da talk-show e assiste ai vaffanculo mussoliniani dei nuovi guru da palcoscenico, e nulla o quasi si muove. E poi invece chi, all’atto pratico - e al netto del tafazzismo di Berlusconi -, crea i problemi più grossi al carrozzone governativo sono  – guarda un po’ – i Radicali. Proprio loro, che sui giornaloni passano per essere solo e sempre quelli del “cosa? ancora uno sciopero della fame?”. L’ultima è, per l’appunto, quella dell’emendamento presentato da Matteo Mecacci, deputato radicale classe ’75 (e poi ne riparliamo, dell’età), per impegnare il governo a ottenere da Gheddafi garanzie sul rispetto dei diritti civili nelle operazioni di respingimento dei clandestini. Emendamento passato nonostante l’ovvia opposizione del governo filo-raìs, così provocando il primo vero scossone parlamentare. Dice: ma non sarebbe stato così, se i finiani – buoni quelli - non avessero cambiato bandierina. Eccerto, ma fa parte del gioco: e però ci vuole competenza e tempismo. E soprattutto idee chiare sui princìpi: non si tratta solo di tattica ma anche di sostanza, visto che in questo caso si discute di salvaguardia di diritti umani.


Ora, non è che si vuol intonare il peana – e in questo senso meglio autodenunciarsi, visto che chi scrive dei Radicali è  tifoso – ma è un fatto  che, nel recente passato, è stato sempre il drappello liberale e libertario - aggettivi troppo spesso dimenticati - a creare veri problemi alla maggioranza.  Cioè, dopo lo scandalo Marrazzo e le seguenti elezioni laziali e il poco dignitoso fuggi-fuggi progressista in vista della batosta data per scontata, chi s’è messa a pedalare quasi sfiorando il clamoroso colpaccio? La Bonino. E in quell’occasione è stato sempre un esponente radicale – Diego Sabatinelli, quarantenne – a smascherare il pastrocchio delle firme del PdL. E, restando in argomento, si deve al radicale Marco Cappato – milanese, 39 anni e già un’esperienza politica nazionale e internazionale da far invidia – l’emersione di quella farloccata che è stata la raccolta-firme dei formigoniani, in vista sempre delle ultime Regionali.  E le carceri, scandalo italiano che tutti quando se ne parla in tivù sfoderano l’espressione contrita - «…ah sì, questo è davvero un grave problema da risolvere…» - e poi però è sempre Rita Bernardini che si prende la briga di andare e vedere e denunciare, il più delle volte nel disinteresse più assoluto – anche da parte della “sinistra”, e le virgolette non sono per caso. 
 
E poi uno può essere d’accordo o meno sulle loro battaglie politiche e civili – e tanto per ribadire, chi scrive lo è – e però sono questioni reali, concrete che di più non si può. Le garanzie di giustizia per vittime e imputati e detenuti, sconosciuti o potenti o rom che siano. L’autodeterminazione della propria vita dal principio alla fine. I diritti da riconoscere anche a legàmi che non rientrano nei canoni pseudo-cattolici. E ce n’è molte altre, ce n’è i pacchi, e non soltanto nazionali – così, tanto per ricordarsi che oltre le Alpi c’è di più. Tutte così lontane, in effetti, dalle pippe formalistiche e dagli equilibrismi cui questo fantomatico Partito Democratico ci ha abituato. 

Ed è anche comprensibile, per la verità, che coloro che in linea di principio potrebbero riconoscersi  in questo tipo d’approccio – e dunque trattasi di persone in genere allergiche agli intruppamenti e alle logiche di scuderia –, è comprensibile, dicevamo, una certa diffidenza verso l’incontestato e incontestabile e immarcescibile leader, il “Papa radicale”, il Pannella che qualcuno ha descritto come un Crono pronto a sbranare i figlioli che s’azzardano a fargli ombra o a contraddirlo – e, osservando dall’esterno, non risulta nemmeno così difficile a credersi. Ma, come dimostrato dalle età degli esponenti sopracitati, non mancano certo le nuove leve, in grado di incidere davvero nelle vicende politiche. Senza tanti ballarò.
 
E alla fine, se volete, tenetevi pure Vendola e Renzi. O magari Bersani, che così imparate.