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martedì 8 febbraio 2011

Pannella, stai Bonino / parte 2

Sulla faccenda del dialogo-trattativa-o-come-diavolo-la-vogliono-chiamare fra Berlusconi e i Radicali si era già scritto qui, e vale anche per quanto emerso negli ultimi giorni. Adesso poi c'è pure la Bonino, che finalmente si permette di dirne qualcuna a Pannella.

E poi certo, per uno che - perlomeno dal punto di vista dell'approccio politico - si è sempre sentito parecchio vicino ai Radicali, fa anche un po' specie. E però c'è caso che questo malcelato crollo generale da fine epoca possa spazzare via anche il Papa laico, il Giacinto detto Marco. Che tante battaglie encomiabili ha condotto - e anche vinto - in passato, mentre ora somiglia sempre di più ai tromboni che per una vita ha cercato di contrastare.

La piena si porterà via sia Berlusconi sia Pannella? Sarebbe paradossale, ma non così sorprendente.

martedì 4 gennaio 2011

Più galera per tutti

Notizia davvero allucinante è quella relativa alle motivazioni in base alle quali è stato arrestato quel ragazzo di Gemonio,  accusato d'aver tirato una bomba-carta contro una sede della Lega (che poi in realtà era un petardo). Motivazioni che si evincono dal documento con cui il Giudice per le indagini preliminari ne ha invece disposto l’immediata scarcerazione. E dunque, dice il giudice evidentemente sconfessando l’altro magistrato che quest'arresto ha ordinato, le manette sono scattate in base a «una mediocre delazione dettata da piaggeria e forse (forse…) non sufficientemente filtrata». Anche perché gli elementi d’accusa si basavano sul fatto che il ragazzo «ha riferito di essere impegnato in un gruppo musicale metal il cui pubblico affetta atteggiamenti anarchici o dichiara simpatie di sinistra». E, tanto per ribadire, in base a ciò un 21enne incensurato si è fatto tre giorni di galera.

Ora, l’episodio ha avuto risonanza per via delle reazioni politiche nazionali scatenate da quello che era stato presentata come un grave attentato (peraltro, il ragazzo arrestato pare sia figlio di un esponente leghista, ma tant'è). Ma, al di là delle speculazioni politiche sullo specifico caso in questione, chissà quanti di questi invece non emergono, con povericristi innocenti – magari nemmeno in grado di difendersi – che invece in cella ci restano per molto più tempo. Tanto per dare un termine di paragone, guardando ai dati diffusi dallo stesso ministero della Giustizia relativi ai procedimenti aperti per ingiusta detenzione (e dunque non contando quelli che non hanno portato a una denuncia), ecco, fra il 2003 e il 2007 sono stati complessivamente 9.557 gli arresti immotivati. Novemilacinquecentocinquantasette. Cioè, in cinque anni è stato accertato l’arresto ingiusto di quasi diecimila persone, che poi vuol dire una media di circa cinque al giorno. Cinque persone ogni giorno ingabbiate senza che ce ne fosse motivo.

Un numero che, una volta di più, evidenzia come sia assolutamente necessaria una profonda riforma delle procedure penali. Una riforma della giustizia, tanto per usare la consueta formula. E invece si resta paralizzati, fra le esigenze del presidente del Consiglio che intende questa riforma unicamente come strumento punitivo e di controllo nei confronti di una categoria che ritiene nemica, e questa stessa categoria – quella dei magistrati, per l’appunto – che troppe volte s'è dimostrata insofferente nei confronti di un cambiamento sistemico, nonostante sia evidente che proprio il sistema funziona malamente. 
E poi certo, intendiamoci, ci sarebbe anche da approfondire in ogni direzione, parlando per esempio dei mezzi insufficienti a disposizione delle Procure (UPDATE: ecco, per l'appunto, l'ultima denuncia dell'Anm) e della necessaria ridefinizione dei distretti giudiziari, ma richiederebbe troppo spazio.

Non c’entra molto, ma a fronte di questa situazione vien da ricordare che nel 2010 sono stati 66 i suicidi nelle carceri, secondo i dati ufficiali. E stando al rapporto dell’associazione Antigone, nei 206 istituti di pena italiani sono ospitati 68.527 detenuti a fronte di 44.612 posti letto regolamentari. Ed è da tempo immemorabile che il governo ha promesso la messa a punto di un piano carceri, anche con punte di involontaria comicità.

Poi ditemi se questo è un Paese civile.

mercoledì 15 dicembre 2010

Punto e a capo

Qualche inutile considerazione di un dubbioso incazzato.

1) Sul fatto che Fini abbia deluso nei momenti decisivi, come quei discreti giocatori che però non riescono mai a diventar campioni, hanno scritto un po’ tutti. Dopo Almirante, il Fronte, l’Msi, An, sedici anni fianco a fianco con Berlusca, ultimamente c’era chi – anche e soprattutto a sinistra – lo dipingeva come il nuovo fenomeno della politica italiana. Il Maradona. Ma rischia invece di restare un Maiellaro qualunque. Poi possiamo giustamente indignarci per il mercato dei parlamentari, e però ricordando che trattasi di abitudine diffusa da una parte e dell’altra, basta dare un’occhiata qui.




2) In tutta questa vicenda è emersa ancora una volta l’inconsistenza  - più che altro l'irrilevanza - dell'attuale “sinistra”, e del Partito Democratico in particolare. Per mesi la politica, l’opposizione al governaccio, le speranze di un cambio d’orizzonte, tutto è rimasto all’interno dei confini del centrodestra. Mentre dall’altra parte, illudendosi che il regno del Cavaliere fosse davvero alla fine – e comunque, non è ancora detto che non lo sia -, ci si limitava a prefigurare improbabili alleanze con Fini, e più che altro ci si scornava su questioni incomprensibili: ed ecco Bersani che litiga con Renzi, D’Alema (ancora?) che litiga con Veltroni (ancora?) e poi fanno la pace (ancora?), Vendola che cerca d’inserirsi. Uno spettacolo inverecondo. Salvo poi convocare la solita, inutile, retorica manifestazione del sabato pomeriggio. E intendiamoci, dimostrare fisicamente la propria insofferenza va anche bene. Ma poi ci vorrebbe pure qualcos’altro. Tipo un’idea, una proposta degna di questo nome. Una faccia, cazzo. O, perlomeno, smetterla di dar l'impressione di discutere soltanto di questioni tattiche, alleanze, fronti più o meno comuni. Per dire, il primo esempio che viene in mente: è uscita la prevedibile notizia che la pressione fiscale, con Berlusconi al governo, è aumentata. Si è sentito qualcosa, da sinistra? Poco o niente.

3) Ma quel che sempre di più è evidente è la totale inutilità dei vari dipietri, popoliviola, grillini e via dicendo. E quando ne parli con gli amici che invece aderiscono al movimento à la page in quel momento, ecco che la girano dandoti del collaborazionista, «almeno noi facciamo qualcosa».  E non c’è modo, nemmeno facendo notare come la banda Grillo già stia mostrando dinamiche da setta religiosa, e ‘sto popolo viola mobilita quattro gatti non di più, e le bordate di Di Pietro son roba da vergognarsi. E mica si vuol negare il valore di una sollevazione di coscienze: va bene, sfanculate/sfanculiamo tutto e tutti, e sicuro che inizialmente si prenderanno tanti (facili) applausi, e poi vai con le spillette, e le convention, i meet-up, i siti internet. Ma non basta, cazzo. Non basta cantarsela uno con l’altro, ché altrimenti si arriva alla masturbazione collettiva. Come detto, ci vuole anche dell'altro. Campagne che vadano al di là delle generiche parole d’ordine che significano tutto e niente, un altro modo di parlare e di porsi. Meno annizero, più incontri nelle sezioni di paese. Ci vuole che, oltre a manifestare il ribrezzo per Berlusconi, si passi il tempo  - più tempo, cazzo, più tempo – a costruire un’alternativa credibile, riconoscibile. Che sia in grado di discutere anche con i tanti delusi da questo governaccio, e a cui però non basta dirgli «Berlusconi fa schifo» per convincerli a votare uno come Bersani: piuttosto non votano. E' davvero così incomprensibile?

E poi, un’ultima cosa: ci si lamenta dei cosiddetti black bloc, che – ed è verissimo – di fatto annullano le buone ragioni  dei tantissimi che invece protestano pacificamente. Ma scusate, ma se uno definisce Berlusconi un dittatore, un «Noriega» (Di Pietro dixit), uno tipo Mussolini, ma allora come si fa a dire a questi stronzi che non devono assaltare e menare e incendiare? Un dittatore, un dittatore vero, si combatte anche con la guerriglia, no? E allora di che cosa ci si lagna?

lunedì 13 dicembre 2010

Il debito eterno

Ora, non è proprio argomento di stringente attualità, nel senso che adesso è invece il momento della pantomima sul genere fiducia sì / fiducia no, elezioni sì / elezioni no e quant’altro. E però, insomma, resta uno dei ritornelli più frequentemente recitati dal Berlusconi premier – ché invece, quando non dorme a Palazzo Chigi, l’argomento lo evita accuratamente. E, per quanto ci riguarda, anche uno dei più irritanti.

E dunque, ancora ieri l’ha ripetuta, questa storia dell’«abbiamo [nel senso che il suo governo ha] abbiamo ereditato il terzo debito pubblico del mondo», e poi via con l'elenco degli invisibili miracoli ottenuti grazie al suo governare, e per l’appunto nonostante 'sto debito pubblico ereditato. Che va bene, è anche vero che il fardello ce lo trasciniamo da decenni. Ma Berlusconi è diventato presidente del Consiglio la prima volta nel 1994, dunque 16 anni fa. Peraltro, il centrodestra di cui il Cavaliere è uomo-squadra ha governato otto anni negli ultimi dieci. Periodo durante il quale la spesa pubblica è addirittura aumentata, e il debito che grava sulle nostre capocce non è arretrato di un millimetro. 

E quanto deve ancora durare questo refrain del «debito pubblico ereditato»? Per dire, è come se all’inizio degli anni Sessanta l’avessero ancora menata con i disastri della Guerra Mondiale.

UPDATE - Come volevasi dimostrare:  «Nuovo record per il debito pubblico italiano, che nel mese di ottobre ha raggiunto i 1.867,398 miliardi di euro, contro gli 1.844 miliardi del mese di settembre. È quanto si legge nel supplemento al Bollettino di Finanza Pubblica di Bankitalia».

sabato 4 dicembre 2010

Nota politica
















Berlusconi è andato in Russia.
Ha detto che non c’è nessuno alla sua altezza (…).
Poi che l’unico legittimato a governare è lui.
E che Fini è una bufala.
Che tanto i voti lui li ha (Berlusconi).
E Fini ha detto che invece il governo non ha più la maggioranza in Parlamento.
Ma ecco ancora Berlusconi che tanto se il governo viene sfiduciato si va a votare.
E Fini che andare a votare è da irresponsabili.
Bossi ha detto che aauarrghassrachas.
Tutti l’hanno guardato e hanno detto: eeeeehhhh?
Bossi ha ridetto che gliel’aveva già detto, a Silvio, che bisognava andare a votare. E che comunque votare o no alla Lega non gliene frega un cazzo, tanto la Lega sta col popolo del Nord.
Casini ha detto che anche Letta andrebbe bene, basta che Berlusconi si levi dalle palle.
Enrico Letta l'ha sentito e si è alzato.
Casini ha sbuffato e gli ha detto che no, si risedesse, è Gianni, parlava di Gianni, e cazzo la deve smettere che ogni volta che si dice Letta lui si gira. Letta è Gianni Letta, lui invece è Enricoletta, tutto attaccato.
Farefuturo ha scritto che bisogna fermare la deriva.
Rutelli ha detto che serve la convergenza e la larga intesa (testuale).
S’è inserito per un attimo Napolitano a dire di stare calmi, che tanto il presidente della Repubblica ha le sue prerogative.
Verdini gli ha risposto che non deve rompere i coglioni.
A questo punto s’è svegliato Bersani che se l’è presa per le parole gravi e offensive contro il capo dello Stato.
Infine Vendola ha concluso che comunque è giusto porre la questione delle primarie.

Pietà, vi prego.