giovedì 24 febbraio 2011

Compagni da festival

Cioè, leggendo Michele Serra di oggi (peraltro in linea con la Spinelli dell'altro giorno, sempre su Repubblica), va a finire che la canzone con cui Vecchioni ha vinto il festival di Sanremo diventa «un manifesto della speranza» (!), guardata invece con colpevole sufficienza da certo cinismo di sinistra (oltreché dal «dandismo» di destra). E lui, Vecchioni, a Sanremo ci è andato armato di «una buona dose di anticonformismo» (!!!). Il ragionamento è - come dire - circolare: tanto per restare negli ismi, siccome Sanremo è l’apoteosi del canzonettismo all’italiana (e mica solo in senso strettamente musicale), e siccome lo sanno tutti, allora chi vi partecipa “da intelligente” lo fa proprio per sfatare i luoghi comuni. Il solito discorso: «Eh già, lui ci è andato e però restando sé stesso». Ma è semplicemente perché il “sé stesso” in questione s’è adattato a Sanremo, mica il contrario. In questo senso, allora ha ragione Luca Sofri.

Perché poche balle: Vecchioni ha partecipato al festival esattamente per lo stesso motivo di Al Bano e Anna Oxa e la Zanicchi ai suoi tempi. Legittimo, intendiamoci. Ma la retorica del compagno-oltre-le-linee-nemiche suona del tutto fuori luogo. Alla fine ha vinto Sanremo, questa è la verità. Ha talmente vinto che anche chi un tempo lo disprezzava, ora se la/ce la racconta.

E poi vi prego, Vecchioni speranza culturale della sinistra no.
Che non so se qualcuno l’ha visto l’altra notte in tivù.

«Perché dentro di sé bisogna unire il grande e il bambino».
«E c’è amore e amore».
«E gli adolescenti hanno dei momenti di raptus che non sanno controllare».
«Perché c’è una cosa che mi ha sempre salvato nelle avversità, è la comprensione del bello».
«E poi l’amore per la cultura».
«E anche per le donne, che sono molto meglio degli uomini».
«Perché la morte è l’altra metà della vita».
«E quello che non mi piace della morte non è tanto morire ma perdere quello che c’è nella vita».
«Perché sì, io mi sento un intellettuale».

E Marzullo:
«Ma come parla bene, professor Vecchioni».

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