mercoledì 2 febbraio 2011

Risarcire i bambini

E’ il calcio liquido, per dirla con Bauman. Non fai a tempo ad abituarti al beniamino da stadio che subito se ne va, cambia casacca e bandiera, magari a stagione in corso. E' il segno dei tempi, e se si volesse andare sulla sociologia da due soldi si potrebbe anche allargare il discorso, e lasciamo stare.
E comunque, l'altra sera viene da me mio figlio col suo album di figurine, e seccato mi dice «ma scusa, adesso questo ce l’ho nel Cagliari e invece è andato alla Juve, e questi eccoli qui nella Sampdoria e invece ora sono uno nel Milan e l’altro nell’Inter». E mi racconta di questo suo compagno di classe che è interista, e un paio d’anni fa suo papà gli aveva regalato la maglietta nerazzurra di Ibra, ma adesso Ibra è del Milan e lui «non può più usarla». E poi sempre mio figlio mi chiede «ma adesso i bambini di Genova che magari si erano comprati le magliette di Cassano e di Pazzini, adesso che cosa se ne fanno? Le devono buttare via? Almeno dovrebbero ridargli i soldi, no?». E se ne torna in camera.

Ecco, intendiamoci, non è che uno deve per forza immalinconirsi ricordando i bei tempi che furono, ché in genere così più belli non erano. E però, ultimamente, ci sono giorni in cui penso che davvero dovremmo risarcire i bambini.
E mica solo calcisticamente parlando.

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