Ormai s’è capito su che cosa sarà impostata la
campagna elettorale (imminente? bah…) del centrodestra. Sulle
tasse, sempre quelle, solito refrain. Tasse che peraltro Berlusconi e compagnia hanno
di fatto aumentato, altroché. O comunque non certo ridotto. E vedremo poi se passa il
federalismo così come l’han concepito. In ogni caso, non è che se la si vuol sempre prendere col
Pd, ma insomma: questo non aveva un argomento ch’era uno, per tentare di
uscire dall’angolo in cui s’era cacciato. E che cosa ti ritira fuori quel
geniaccio di Veltroni, nel suo ritorno al Lingotto per spiegare come il centrosinistra può tornare a
vincere? (...lui ce lo spiega, e siamo a posto…). Che cosa ti ritira fuori?
Una tassa. Una tassa, cazzo. La
patrimoniale. E lascia stare che non era stato lui a lanciarla, e prima
Scalfari e poi
Giuliano Amato eccetera: Veltroni l'ha comunque inserita in un discorso che voleva essere una vera e propria proposta di programma per il Pd. E poi certo, lui naturalmente aggiunge che l’avrebbe contestualizzata (che schifo di parola) e bilanciata «e bisogna spiegarlo
ai più ricchi che devono aiutare il Paese e così s’abbatte il
debito pubblico e bla e bla». Ma intanto l'avversario politico ci può marciare.
E dunque, anche aldilà di come la si pensi sul punto: ma cazzo, ma questa storia della comunicazione politica, del modo in cui parlare agli elettori italiani, ma proprio non hai capito nulla, o Walter e progressisti in generale. Ma davvero è necessario un intuito superiore alla media per capire che – patrimoniale o meno, ricchi o non ricchi – in Italia se parli di una tassa da aggiungere, alla gente viene l’urto di vomito? E adesso quell’altro, come sempre mistificando e confondendo, ma ha buon gioco – e ce l’avrà, in caso di elezioni – a ritirar fuori la solita solfa sulla sinistra che vuol aumentare la pressione fiscale e lui invece no.
Ma cristosanto, ma con tutte le cose che ci son da dire, proprio la tassa bisognava tirar fuori? Ma dài…
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