martedì 25 gennaio 2011

Italia travestita (ovvero: giochi di ruolo)

E al di là del fatto che vengano o meno provate le accuse, che poi è vero che lui è il capo del governo e dovrebbe avere anche più responsabilità di tutti gli altri, e insomma, certo che sono d’accordo. Ma qui si vorrebbe prenderla da un’altra parte, fare un altro discorso.

Perché in queste due settimane ho visto.

Decennali appassionati dei Rolling che da sempre s’esaltano per la loro vita spericolata e di recente hanno ululato di piacere leggendo di quante ne ha fatte e quante ne ha pippate Keith Richards e ai tempi si davano di gomito quando Bill Wyman sposò la quindicenne e che però adesso si mostrano «profondamente scandalizzati» - così mi ha detto, «sono profondamente scandalizzato» - per le serate del premier.

E d’altro canto cattolici tutti comunione e perbenismo e «questo non si fa» e «quest’altro nemmeno» e però stavolta far spallucce, «ma tanto non è vero niente, figurati! e se anche è vero sono fatti suoi, privati, di Silvio», e regolarmente va a finire che - pensa te - la colpa è di quelle svergognate che «si approfittano della generosità del Cavaliere».

E l’assistente di uno stilista che non si perde un festino ch’è uno e durante la settimana della moda dorme un’ora per notte e poi lo vedi magari il giorno dopo con due borse così sotto gli occhi e lui ti guarda e sogghigna e agita la mano scuotendo la testa «cioè, non puoi capire ieri sera...», e però adesso eccolo che recupera da chissà dove l’espressione indignata  ed è tutto un «ma che schifo Berlusconi! ma è una cosa mai vista!» eccetera eccetera (e anche Armani, che «provo un leggero senso di orrore»).

E poi la simpatizzante di destra che negli anni scorsi era tutto un urlo non solo contro il burqa ma persino contro il velo a coprire i capelli, e non c’era verso di instillarle alcun dubbio sul fatto che il problema non è così semplice, e lei a sbraitare che no, anche quelle a cui non viene imposto con la violenza fisica sono comunque culturalmente violentate nell’anima, e «il rispetto della dignità femminile», e «la tradizione islamica che le rende schiave inconsapevoli», e adesso invece le tiri fuori ‘sto puttanaio e le ragazze a far la fila per sculettare un po’ di bunga-bunga e le ricordi quei ragionamenti sulla dignità femminile e le schiave inconsapevoli, e lei a cambiar discorso o rifugiarsi in corner nel consueto «ma cosa c’entra?».

E progressisti che s’esaltavano per Luxuria in Parlamento, e quando si parlava delle sue passate esperienze di prostituzione - scelta e non imposta - s’incazzavano di brutto, «è una parlamentare, sì, e allora? son fatti suoi quello che ha fatto e fa a casa sua, no?», e adesso però si schifano per le seratacce del trio Silvio-Lele-Emilio e ne dicono di ogni su quelle ragazze dall’indecente condotta.

E conservatori che sbraitavano contro Luxuria in Parlamento, e di fronte a quelli che obiettavano di giudicarla per quello che faceva non a casa sua ma in aula, indossavano l’espressione sdegnata «e insomma, addirittura in Parlamento, che scandalo, e poi paghiamo noi», e ora invece son tutti lì a invocare la privacy, «ma Silvio a casa sua può fare quello che vuole, no?», e se gli fai notare che le sue signorine diventano parlamentari o consiglieri regionali, ecco, si girano dall’altra parte.

E musicisti che durante gli anni d’oro hanno scopato l’impossibile e cornificato compagne con cadenze compulsive e anche loro son tutti scandalizzati, «ma che vergogna! e chissenefrega se non è un reato, è comunque uno schifo! e aveva ragione la moglie» e via così.

E filo-leghisti che ogni volta son lì a rompere i coglioni perché bisogna indagare di più e mandare più uomini «e chissenefrega se quei negri sono povericristi, devono levarsi dai coglioni», e adesso ecco che se la prendono – un po’ sottovoce, per la verità – con i mezzi spropositati usati dai magistrati contro Berlusconi «perché si sa che ce l’hanno con lui» (loro invece sì, che sono equilibrati e lottano perché si affermi un vero stato di diritto).

E ancora: avvocatesse in carriera che hanno più gomma in corpo loro che l’omino Michelin mostrarsi inorridite, «ma queste ragazze, ma come si conciano? ma le hai viste? ma che volgari...».

E anche capiufficio da cinquanta e oltre che le sottoposte evitano accuratamente di trovarsi sole con loro per via delle continue e imbarazzanti avancés e allusioni, e adesso ridacchiano sul Berlusca satiro, «ma che figura, dài… ma perché non si controlla?».

Ed ecco, quello che vorrei dire è che ci vuole tutta, per uscire da questa vicenda con un’Italia perfino peggiore di quella attuale.
Ma ce la possiamo fare.

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