giovedì 2 dicembre 2010

Conformismo a volto coperto

Ogni comunità, intesa come gruppo più o meno numeroso di persone unite da un qualsiasi interesse comune, sviluppa nel tempo modalità di relazione che spesso s’irrigidiscono in riti stantìi, gesti magari un tempo spontanei che degenerano in tic, idee che smettono di svilupparsi e si cristallizzano in slogan ripetitivi e monocordi. In una parola, il conformismo – strano parassita che cambia fisionomia  a seconda dell’ambiente in cui si sviluppa. Oggi, su Repubblica, Michele Serra smonta efficacemente l’insopportabile e ormai anacronistica retorica che si cela dietro l’immagine del “rivoltoso a volto coperto”, uomo-immagine delle proteste del sabato pomeriggio (e quanto si piace, quando si prepara e si guarda allo specchio e poi esce per andare alla manifestazione con la felpa e il cappuccio nero e la sciarpa sulla faccia).

Mi importa relativamente poco sapere se gli studenti in corteo siano più o meno di sinistra, più o meno estremisti, più politicizzati o più caciaroni, più ragionevoli o più eccitati. E sono certo che la mia esperienza personale e la mia formazione politica non possono valere anche per loro. C’è un solo discrimine (invalicabile) che mi impedisce di solidarizzare con alcuni di loro, ed è quando vedo volti coperti. Le maschere e i segreti definiscono il potere, che ha sempre qualcosa da nascondere. Non certo le persone libere. Le persone libere mostrano il volto, e sono così sicure delle proprie idee e del proprio diritto da non temere la repressione, e/o da affrontarla, quando occorre, a viso aperto. A volto coperto si fanno le rapine, non le manifestazioni. A volto coperto hanno agito e agiscono i violenti, i provocatori, gli ultras da stadio. I ragazzi e le ragazze di Teheran, a rischio della vita, sfilarono a viso aperto. Il volto coperto e i caschi con la visiera calata li usavano gli sgherri del regime. Se i nuovi cortei si lasceranno occupare, invelenire, usurpare da chi agisce a volto coperto, una lotta che è di tutti, che è pubblica, diventerà il campo di battaglia privato di pochi energumeni, di pochi egoisti. E’ già accaduto. Non deve accadere ancora.

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