E così questi soldi - si perdoni la generalizzazione, ma neanche si scrive proprio a caso - questi soldi che servono evidentemente per mantenere una struttura pletorica, le assunzioni inutili, gli amici degli amici degli amici, gli istituti e i laboratori gestiti malamente e via dicendo, questo buco che pare incolmabile, ecco, lo si comincia a coprire chiedendo denaro anche agli ammalati cronici e gravi, persino ai malati di tumore. Che, unico caso in Italia, dovranno sborsare cinque euro di ticket a ricetta, uno e mezzo per ogni confezione di farmaco – indigenti e trapiantati e dializzati esclusi.
È la Campania che si morde la coda, altroché - e per favore non la si giri tacciando di antimeridionalismo chi, amante del sud e con esso imparentato, si permette di esprimere la propria insofferenza nei confronti di quest’andazzo non più tollerabile. Troppi sorrisi indulgenti hanno accompagnato i favoritismi smaccati e le inattività addirittura esibite, quasi fossero elemento di folclore. Troppi ma che vuoi che sia uno in più o in meno? Ecco, se davvero sarà confermato il ticket per i malati gravi, i campani (ma mica soltanto loro, ché questo – come si dice – è un caso emblematico di una situazione certo più generale) i campani avranno un motivo in più per vergognarsi. E anche arrabbiarsi. E cominciare finalmente a cambiare le cose.
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