E poi certo, con tutti 'sti strumenti ipertecnologici riesci, volendo, a restare apparentemente sempre sul pezzo. Nel senso che, per dire, chi vive e lavora di notizie può senza troppi problemi mantenersi aggiornato a ogni ora del giorno e della notte. Riuscendo così a sedare quella vaga sensazione, quella simile al senso di colpa, del tipo "che cosa ci faccio qui, a fare un cazzo, che invece dovrei essere a lavorare?".
(Ed è, questa dell' ansia da vacanza, una delle più emblematiche perversioni di questa nostra bulimica eppur inappagata e inappagante società, ma questo è un altro discorso).
Tornando a quanto si scriveva all'inizio, e generalizzandolo, ecco, si parla di quando dai un'occhiata al tuo mondo, alla tua vita professionale, a quel che succede mentre tu semplicemente te ne stai in panciolle, e per un momento riesci a vederla da fuori senza esserne direttamente coinvolto, per qualche tempo anche fisicamente distaccato. E insomma, fai persin fatica a venire al punto, e però ti accorgi, anzi lo sai: di quelle cose, in fondo, te ne frega poco. Anzi, proprio non te ne frega un cazzo.
E allora, caro mio, vuol dire che hai un problema.
Il passo successivo dovrebbe essere quello di affrontarla, questa cosa, senza accampare scuse del tipo "adesso non si può, non è il momento, hai una famiglia, c'è la crisi, non hai mica più diciott'anni" e cose del genere.
Ma qui mi fermo.
Giusto il tempo di trovare un'altra scusa valida.
E poi mi stanno chiamando, che è pronto da mangiare.
rimandare per poi scoppiare.
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