giovedì 30 dicembre 2010

Castelli di carta

Ecco, c'è Feltri che ne dice a Santoro, e Santoro commenta con Travaglio, e Travaglio attacca Belpietro, e Belpietro se la prende con la De Gregorio, e poi la De Gregorio va contro Sallusti, e Sallusti torna ad attaccare Santoro, e il cerchio si chiude e la danza ricomincia (mentre Scalfari continua imperturbabile a parlare di Scalfari). E Repubblica contro "il modo di fare giornalismo" di Libero, e Libero contro "il modo di fare giornalismo" di Annozero, e Annozero contro Il Giornale, e Il Giornale contro l'Unità... Eccheppalle! Gli under trenta possono anche non crederci, ma in un tempo nemmeno tanto lontano i giornali raccontavano e commentavano quel che accadeva in politica. Oggi, sempre più spesso, è la politica a commentare quel che si scrive sui giornali. Fino al paradossale corto circuito, con giornali e giornalisti che riferiscono e commentano ciò che scrivono gli altri giornali e gli altri giornalisti, diventando loro stessi il centro del "dibattito politico", o meglio di quel che i giornali stessi definiscono tale, in una sorta di masturbazione pseudo-informativa. E' la sublimazione/degenerazione di una professione che in Italia - ma solo in Italia? - si è fatta sempre più autoreferenziale, e si parla addosso fino a sbrodolarsi. Anche al di fuori del cartaceo: anzi, in televisione la tendenza è ancor più evidente. Segno di quanto sia debole e poco autorevole e alla fine persino ininfluente gran parte della nostrana classe politica, nei talk-show ormai relegata a ruoli secondari, di complemento.

Paradossale, poi, è anche il fatto che questa autochiusura del giornalismo arrivi quando proprio i giornali perdono lettori in quantitá ormai esponenziale, e il mezzo - più che altro nella versione cartacea - viene considerato del tutto anacronistico dalle nuove generazioni, ed è opinione comune che abbia - perlomeno nel senso di media "di massa" - gli anni contati, destinato alla nicchia di sparuti appassionati come il disco in vinile e la radio a transistor. Quasi una difesa disperata del nobile lignaggio che fu. La Fort Alamo del giornalismo, ecco a che cosa somiglia. Solo che di quest'ultima "resistenza" importa quasi nulla a nessuno. Perché il mondo va avanti, bene o male, ma certamente guardando da un'altra parte. E tanti saluti alle nove colonne.

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