Ora, non è che si vuol intonare il peana – e in questo senso meglio autodenunciarsi, visto che chi scrive dei Radicali è tifoso – ma è un fatto che, nel recente passato, è stato sempre il drappello liberale e libertario - aggettivi troppo spesso dimenticati - a creare veri problemi alla maggioranza. Cioè, dopo lo scandalo Marrazzo e le seguenti elezioni laziali e il poco dignitoso fuggi-fuggi progressista in vista della batosta data per scontata, chi s’è messa a pedalare quasi sfiorando il clamoroso colpaccio? La Bonino. E in quell’occasione è stato sempre un esponente radicale – Diego Sabatinelli, quarantenne – a smascherare il pastrocchio delle firme del PdL. E, restando in argomento, si deve al radicale Marco Cappato – milanese, 39 anni e già un’esperienza politica nazionale e internazionale da far invidia – l’emersione di quella farloccata che è stata la raccolta-firme dei formigoniani, in vista sempre delle ultime Regionali. E le carceri, scandalo italiano che tutti quando se ne parla in tivù sfoderano l’espressione contrita - «…ah sì, questo è davvero un grave problema da risolvere…» - e poi però è sempre Rita Bernardini che si prende la briga di andare e vedere e denunciare, il più delle volte nel disinteresse più assoluto – anche da parte della “sinistra”, e le virgolette non sono per caso.
E poi uno può essere d’accordo o meno sulle loro battaglie politiche e civili – e tanto per ribadire, chi scrive lo è – e però sono questioni reali, concrete che di più non si può. Le garanzie di giustizia per vittime e imputati e detenuti, sconosciuti o potenti o rom che siano. L’autodeterminazione della propria vita dal principio alla fine. I diritti da riconoscere anche a legàmi che non rientrano nei canoni pseudo-cattolici. E ce n’è molte altre, ce n’è i pacchi, e non soltanto nazionali – così, tanto per ricordarsi che oltre le Alpi c’è di più. Tutte così lontane, in effetti, dalle pippe formalistiche e dagli equilibrismi cui questo fantomatico Partito Democratico ci ha abituato.
Ed è anche comprensibile, per la verità, che coloro che in linea di principio potrebbero riconoscersi in questo tipo d’approccio – e dunque trattasi di persone in genere allergiche agli intruppamenti e alle logiche di scuderia –, è comprensibile, dicevamo, una certa diffidenza verso l’incontestato e incontestabile e immarcescibile leader, il “Papa radicale”, il Pannella che qualcuno ha descritto come un Crono pronto a sbranare i figlioli che s’azzardano a fargli ombra o a contraddirlo – e, osservando dall’esterno, non risulta nemmeno così difficile a credersi. Ma, come dimostrato dalle età degli esponenti sopracitati, non mancano certo le nuove leve, in grado di incidere davvero nelle vicende politiche. Senza tanti ballarò.
E alla fine, se volete, tenetevi pure Vendola e Renzi. O magari Bersani, che così imparate.
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