mercoledì 10 novembre 2010

Esempi Radicali (liberi)

Ma allora si può. Ci si può ancora scontrare, eppur ragionando di politica. Si può persino – pensa te – fare opposizione a questo fallimentare governo senza travestirsi da moralisti e spiare le mutande di Berlusconi, che sinceramente repelle parecchio, o d’altra parte senza sproloquiare di rottamatori e future convergenze, che uno nemmeno capisce di che cosa si parla. Si possono  sollevare problemi, denunciare aberrazioni e magari indicare soluzioni. E il fatto è che, poi, si raccolgono pure i frutti, di così strano – per l’Italia - approccio politico. Cioè, uno segue campagne giornalistiche pornosoft e subisce le grida da talk-show e assiste ai vaffanculo mussoliniani dei nuovi guru da palcoscenico, e nulla o quasi si muove. E poi invece chi, all’atto pratico - e al netto del tafazzismo di Berlusconi -, crea i problemi più grossi al carrozzone governativo sono  – guarda un po’ – i Radicali. Proprio loro, che sui giornaloni passano per essere solo e sempre quelli del “cosa? ancora uno sciopero della fame?”. L’ultima è, per l’appunto, quella dell’emendamento presentato da Matteo Mecacci, deputato radicale classe ’75 (e poi ne riparliamo, dell’età), per impegnare il governo a ottenere da Gheddafi garanzie sul rispetto dei diritti civili nelle operazioni di respingimento dei clandestini. Emendamento passato nonostante l’ovvia opposizione del governo filo-raìs, così provocando il primo vero scossone parlamentare. Dice: ma non sarebbe stato così, se i finiani – buoni quelli - non avessero cambiato bandierina. Eccerto, ma fa parte del gioco: e però ci vuole competenza e tempismo. E soprattutto idee chiare sui princìpi: non si tratta solo di tattica ma anche di sostanza, visto che in questo caso si discute di salvaguardia di diritti umani.


Ora, non è che si vuol intonare il peana – e in questo senso meglio autodenunciarsi, visto che chi scrive dei Radicali è  tifoso – ma è un fatto  che, nel recente passato, è stato sempre il drappello liberale e libertario - aggettivi troppo spesso dimenticati - a creare veri problemi alla maggioranza.  Cioè, dopo lo scandalo Marrazzo e le seguenti elezioni laziali e il poco dignitoso fuggi-fuggi progressista in vista della batosta data per scontata, chi s’è messa a pedalare quasi sfiorando il clamoroso colpaccio? La Bonino. E in quell’occasione è stato sempre un esponente radicale – Diego Sabatinelli, quarantenne – a smascherare il pastrocchio delle firme del PdL. E, restando in argomento, si deve al radicale Marco Cappato – milanese, 39 anni e già un’esperienza politica nazionale e internazionale da far invidia – l’emersione di quella farloccata che è stata la raccolta-firme dei formigoniani, in vista sempre delle ultime Regionali.  E le carceri, scandalo italiano che tutti quando se ne parla in tivù sfoderano l’espressione contrita - «…ah sì, questo è davvero un grave problema da risolvere…» - e poi però è sempre Rita Bernardini che si prende la briga di andare e vedere e denunciare, il più delle volte nel disinteresse più assoluto – anche da parte della “sinistra”, e le virgolette non sono per caso. 
 
E poi uno può essere d’accordo o meno sulle loro battaglie politiche e civili – e tanto per ribadire, chi scrive lo è – e però sono questioni reali, concrete che di più non si può. Le garanzie di giustizia per vittime e imputati e detenuti, sconosciuti o potenti o rom che siano. L’autodeterminazione della propria vita dal principio alla fine. I diritti da riconoscere anche a legàmi che non rientrano nei canoni pseudo-cattolici. E ce n’è molte altre, ce n’è i pacchi, e non soltanto nazionali – così, tanto per ricordarsi che oltre le Alpi c’è di più. Tutte così lontane, in effetti, dalle pippe formalistiche e dagli equilibrismi cui questo fantomatico Partito Democratico ci ha abituato. 

Ed è anche comprensibile, per la verità, che coloro che in linea di principio potrebbero riconoscersi  in questo tipo d’approccio – e dunque trattasi di persone in genere allergiche agli intruppamenti e alle logiche di scuderia –, è comprensibile, dicevamo, una certa diffidenza verso l’incontestato e incontestabile e immarcescibile leader, il “Papa radicale”, il Pannella che qualcuno ha descritto come un Crono pronto a sbranare i figlioli che s’azzardano a fargli ombra o a contraddirlo – e, osservando dall’esterno, non risulta nemmeno così difficile a credersi. Ma, come dimostrato dalle età degli esponenti sopracitati, non mancano certo le nuove leve, in grado di incidere davvero nelle vicende politiche. Senza tanti ballarò.
 
E alla fine, se volete, tenetevi pure Vendola e Renzi. O magari Bersani, che così imparate.

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