Intendiamoci, va bene, giornalisticamente “è una notizia” e le va riconosciuto lo spazio che merita, titoloni e commenti e via dicendo. E nemmeno si vuol apparire ingenui, sottovalutare la “svolta (?) nel sentire comune”. Soprattutto per i tantissimi seguaci – che poi uno si chiede in quanti davvero “seguono” anche nei fatti, ma fa niente, è un altro discorso. E però, insomma, lascia un po’ basiti – più che altro a dei maledetti laicisti quali noi siamo – tutta questa prosopopea riguardo alle parole del Papa. Nel senso, Ratzinger ha pontificato sul fatto che – bontà sua - “in alcuni casi l’uso del preservativo è giustificato” (giustificato…), precisando poi “ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico”- e lasciamo perdere che viene considerato un “primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole” (cioè, vuol dire che si può fare – libero arbitrio, mi raccomando – si può fare solo quel che vuole lui).
Cioè, da tempo immemorabile si discute di malattie che stanno falcidiando continenti interi e quant’altro, e ora il Papa ci arriva e concede che sì, va bene, ogni tanto – ogni tanto, in “casi eccezionali” - usare il preservativo non ti condanna alla dannazione. E invece che allargare le braccia e, per l’appunto, dirgli “ben arrivato, dài che puoi fare anche di più”, tutti o quasi ad applaudire con espressione seriamente impressionata, a scrivere editoriali d’approvazione (ma “prima”, fra questi, mai nessuno a fargli notare l’assurdità), a far cenno di sì con la testa sottolineando la saggia lungimiranza.
E dunque, un bell’applauso a Ratzinger, che ci ha informato di come una prostituta che vuol evitare l’Aids e usa il profilattico non è poi detto che finisca all’inferno.
Ah, naturalmente la Santa Sede ha subito precisato che non è il caso di montarsi la testa, e mica è una rivoluzione, questa, e il Papa non giustifica certo “l'esercizio disordinato della sessualità” - e tutti ancora ad annuire a mani alzate, “ah bè certo, figuriamoci”.
E infatti Malvino ci spiega proprio che, dal punto di vista dottrinale, non è nemmeno un cambiamento piccolo, anzi non è proprio un cambiamento punto. Anche se ribadirlo pubblicamente ha comunque una sua valenza. Questione di comunicazione - d'immagine, si potrebbe dire. In un momento in cui, peraltro, l'immagine della Chiesa non è davvero ai massimi.
Santa réclame.
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